Capire l'arte

Egon Schiele (1890 - 1918) - L'incombere della morte

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Capire l'arte
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Nato a Tulln, in Bassa Austria, nel 1890, Egon Schiele compie i suoi primi studi nella cittadina natale trasferendosi poi a Klosterneuburg, presso Vienna, per frequentare il ginnasio e il liceo. La sua fanciullezza si svolge pertanto nella tranquilla dimenione piccolo borghese delle cittadine di provincia. Nel 1905, quando Klimt e il suo gruppo già escono dalla Secessione, il giovane Egon rimane orfano di padre e passa sotto la tutela di un suo zio. Questi acconsente a iscrivere il nipote alla prestigiosa Accademia di Belle Arti di Vienna, per accedere alla quale Schiele supera l'esame di ammissione nel 1906, ad appena sedici anni. Dimostra subito eccellenti doti naturali che, unite alla caparbietà e all'entusiasmo, costituiranno il carattere peculiare anche della sua età matura. La progressione artistica è incredibilmente rapida: dal modesto verismo ottocentesco di maniera del suo primo maestro, Christian Griepenkerl, Schiele giunge in breve ad una sintesi stilistica e formale che già nel 1907 faranno esclamare allo stesso Klimt: "Lei disegna meglio di me!".
    A Klimt, del resto, egli fa riferimento giudicandolo il proprio padre spirituale, ma ciò non gli impedisce, a partire dal 1909, di allontanarsi anche dalle suggestione simboliste del maestro per maturare una propria personalissima autonomia artistica.
    Nel 1911 l'artista, poco più che ventenne, si trasferisce a Krumau. Il gretto ambiente di provincia vede di malocchio lo stile di vita strano e decisamente anticonvenzionale di Schiele che fa spesso posare giovani ragazze per i suoi nudi.
    A causa di una falsa denuncia per corruzione di minore venne addirittura arrestato e, anche quando il tribunale ne stabilirà l'innocenza, la pubblica accusa riesce comunque a incarcerarlo in quanto alcuni splendidi disegni fatti sequestrare nel suo atelier vengono giudicati "illustrazioni pornografiche facilmente accessibili agli occhi degli adolescenti".
    Nel 1914 Schiele è a Vienna, dove conosce Edith Arms, sua futura moglie. Allo scoppio della prima guerra mondiale viene chiamato alle armi, ma questo non gli impedì di ritornare spesso anche nel suo atelier viennese dove continuò a lavorare con impegno febbrile. Proprio al periodo bellico risalgono alcuni dei suoi dipinti più intensi e famosi e nel 1918, quando la guerra è quasi al suo tragico pilogo, egli partecipa con grande successo a varie mostre a Zurigo, Praga e Dresda.
    Negli ultimi mesi di conflitto Vienna è colpita da un'epidemia di febbre spagnola, la disastrosa ondata influenzale che, a livello moniale, stava seminando in quel periodo milioni di vittime. Anche Schiele e la moglie ne vengono contagiati. Il 28 ottobre 1918 la giovane Edith muore, in preda al delirio, e dopo tre giorni la segue anche Egon, all'età di appena 28 anni.
    L'attenzione artistica di Schiele è, come già in Klimt, prepotentemente attratta dalla figura umana e dalla straordinaria gamma espressiva che essa gli offre. I suoi nudi sono asciutti, taglienti; le sue donne intense e altere, prepotentemente padrone di se stesse e del proprio corpo; i ritratti e gli autoritratti trasmettono un profondissimo spessore psicologico, mentre le coppie appaiono avvinte in erotici abbracci senza amore.
    Nelle sue opere, Schiele sperimenta un approccio del tutto proprio all'espressionismo europeo. I riferimenti di partenza sono molti e molto articolati: dai Fauves francesi ai tedeschi della Brucke, fino alle angoscianti esperienze nordiche di Munch.
    Da queste premesse, l'artista austriaco muove per rivendicare prepotentemente il valore dell'esperienza interiore e dell'estrinsecazione clamorosa delle passioni e dei turbamenti più profondi. Agitato e insoddisfatto, egli scava i propri personaggi per metterne a nudo l'anima, proiettando autobiograficamente in essi le stesse inquietudini che lo divorano.
    Schiele sa essere un disegnatore eccellente. Naturalmente dotato, matura fin dall'inizio un tratto sempre nitido e secco, senza incertezze né tentennamenti. E, quel che più conta, senza nessuna concessione al decorativismo o al compiacimento estetico. Nelle mani nodose dei suoi amanti, negli scheletrici volti femminili accesi dal lampo vermiglio delle labbra, si riscontra sempre la stessa, inconfondibile forza di impatto.

    Donna dai capelli neri - 1914


    Nell'autoritratto proposto, un disegno acquerellato del 1910, sono presenti nel contempo sia i temi classici dell'Espressionismo europeo sia le straordinarie novità di Schiele.

    Autoritratto - 1910


    Il volto con la bocca spalancata in un grido di dolore e d'angoscia presuppone evidentemente Munch e tutto il turbine delle sue inquietudini profonde. Nel segno crudo e accidentato del carboncino, invece, vi è tutta l'istintività, di un artista che, appena ventenne, ha già una visione del mondo estremamente drammatica, sempre in allucinato conflitto tra la vitalità dell'amore e l'ineluttabilità della morte. E proprio il presagio della morte è la costante che incombe in ogni opera di Schiele, dove lo sfondo, praticamente inesistente, isola le figure in un angosciante spazio vuoto, nel quale ciascuno si trova da solo con se stesso e con i fantasmi del proprio destino.

    Nell'Abbraccio, un olio degli ultimissimi anni, l'artista raggiunge uno dei suoi momenti di più alta e drammatica sintesi espressiva.

    L'abbraccio - 1917


    Due amanti si stringono, nudi, in un abbraccio che è più di disperazione che di amore. I muscoli tesi de braccio sinistro dell'uomo e la mano sinistra della donna, contratta sulle spalle del compagno, danno la sensazione di una stretta dolorosa, di quelle che preludono a un addio straziante. Intorno ai due corpi, realizzati con pittura nervosa, dai contorni esageratamente marcati, un grande lenzuolo spiegazzato è quanto rimane dell'amore che fu. Una sorta di scomposto campo di battaglia nel quale i due personaggi, nonostante l'intimità quasi selvaggia, si ritrovano soli e distanti, serrati in un abbraccio che vorrebbe unire le loro anime e che, invece, non riesce ad unire neanche i loro corpi.

    Le opere di Schiele, nel loro complesso, non lasciano indifferenti: hanno indignato, commosso, sconvolto. Oggi ci colpiscono soprattutto per la loro tensione e la loro coerenza, prodotto di un Espressionismo schietto, senza enfasi coloristiche nè vergogne grafiche.
     
    Top
    .
0 replies since 4/6/2015, 11:33   408 views
  Share  
.